Cucina Kaiseki: dove provare l’autentica tradizione giapponese in Italia | Vanity Fair Italia

Cucina Kaiseki: l’autentica tradizione giapponese si gusta anche in Italia

Un percorso gastronomico fatto di piattini, belli da vedere e deliziosi da gustare, che esplora le diverse tecniche di cottura sulla base d'ingredienti stagionali. Ecco in cosa consiste e dove provare da noi la vera cucina gourmet del Sol Levante

14 gennaio 2024

La cucina kaiseki del The RitzCarlton di Kyoto

Se la vostra conoscenza della cucina giapponese si ferma a sushi, sashimi e tempura, allora c’è bisogno di allargare gli orizzonti. Non foss’altro per l’infinita varietà di sfumature che la tradizione nipponica porta in tavola lasciandosi ispirare dalla natura. E sarebbe un peccato perdersela correndo dietro solo a un temaki o a un nigiri. Già, perché l’autentica cucina giapponese, nella sua forma più nobile e tradizionale, ha le sembianze più che di un piatto, di un vero e proprio percorso gastronomico che prende il nome di cucina Kaiseki. E da poco è arrivata anche in Italia con due ristoranti totalmente dedicati a questo viaggio sensoriale, in perfetta armonia tra forma e sostanza e tra gusto e bellezza. Curiosi di provarla? Ecco in cosa consiste e dove assaggiarla.

Cucina Kaiseki: origini e caratteristiche

L’origine affonda nella secolare e prolungata cerimonia del tè (importata nel Sol Levante dalla Cina) che richiedeva piccole portate di accompagnamento. A partire dal XII secolo, si sviluppa un rito costellato di piccoli assaggi che prende poi una strada autonoma. Nasce e si rinforza gradualmente un percorso raffinato che calibra le cotture, indugia sui dettagli e segue minuziosamente il cambio delle stagioni. Il tutto in un viaggio gastronomico a tappe studiato per esaltare con temperature, consistenze e sequenze la stagionalità degli ingredienti. Nonchè una forma di benvenuto e di cura verso gli ospiti che viene definita omotenashi, l’arte dell’accoglienza.

Largo allora a brodi per aprire lo stomaco e a piccoli assaggi di stagione, crudi e marinati, per ingolosirlo senza appesantirlo, seguiti da materie prime in diverse cotture tra griglie, zuppe, fritture e vapori. Finendo poi col congedo fresco e fruttato. Una sequenza di sapori, colori, tecniche ma anche di ciotole, ciotoline e piattini di finissima fattura: perché anche l’occhio vuole la sua parte. Il tutto senza fronzoli, o concessioni al fusion, ma essenziale e autentico.

A Milano da Hazama

Aperto nel maggio del 2020 in via Savona a Milano, Hazama è la cucina Kaiseki proposta dal giovane chef Satoshi Hazama. Il percorso Kaiseki si gusta solo a cena in due menu, quello a 7 portate o la versione ridotta di 4 portate. In entrambi i casi si ha il tempo per entrare nel poetico mondo tradizionale giapponese, accompagnati passo a passo con la dolcezza e il garbo dello chef e del suo staff. “Se dovessi definire la cucina Kaiseki in tre parole - spiega chef Hazama - direi stagionalità, materia prima e ospitalità, nel senso giapponese del termine (omotenashi). Per me il concetto si declina specialmente all’omokuri, ossia il saluto finale agli ospiti prima che vadano via: osservandoli quando escono, infatti, capisco la loro soddisfazione. L’estetica nei piatti? Deve valorizzare e far sentire la stagione. Ogni mese cambiano i prodotti a seconda di quello che si trova al mercato. L’abbinamento ideale delle pietanze è col sakè”.

Un piatto con castagne e verdure in brodo dashi da Hazama.

Gli ingredienti arrivano tutti dall’Italia: dai funghi shitake piemontesi al pesce ligure. Mentre alcuni condimenti sono giapponesi doc. Tra i piatti più sorprendenti c’è il riso aromatizzato con anguilla (o pescato del giorno) in triplice cottura nella tradizionale pentola giapponese in rame, hagama, profumato con mirin e salsa di soia, che viene amalgamato al momento. Un piatto che termina il menù per via delle sue proprietà digestive e prepara al caloroso e prolungato saluto finale. In pieno stile omotenashi.

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